Ho dato in affitto un appartamento. Dopo un mese vengo a sapere dall’amministratore che i Carabinieri presidiano continuamente lo stabile in quanto il mio conduttore sarebbe agli arresti domiciliari. Temo per la mia reputazione, posso sfrattarlo? A meno che il conduttore non si renda responsabile di morosità, o altro inadempimento, la locazione rimane in piedi nonostante la vicenda penale. Quando si deve scontare la pena della detenzione domiciliare lo si può fare solo in un luogo di cui si ha godimento in base ad un titolo (proprietà, locazione o altro) o, in mancanza, previo consenso del proprietario. Nel caso in esame l’inquilino che ha locato aveva, in virtù di contratto, pieno titolo a designare quel luogo per scontare la propria pena. Quindi, a meno che in sede di stipula non sia stata pattuita una clausola risolutiva espressa che preveda lo scioglimento del contratto in specifici casi (es. la sottoposizione a pena o misura di sicurezza detentiva), il contratto resta valido ed efficace e non impugnabile. Altra cosa è se il titolare del contratto di affitto ospiti persone al di fuori del proprio nucleo famigliare al fine di permettere loro di scontare una pena domiciliare. In tal caso, a mio avviso, occorre il consenso del proprietario in quanto in base al titolo locativo, solitamente, il godimento è riservato al solo titolare ed alla propria famiglia.  In definitiva per liberare anzitempo l’immobile in casi come quelli in esame è necessario attendere una violazione del contratto da parte del conduttore, ad esempio una morosità. In tal caso la vicenda penale personale dell’inquilino non sarà di alcun ostacolo all’esecuzione dell’eventuale sfratto. L’ufficiale giudiziario potrà investire della questione il Pubblico Ministero, affinché questi formuli istanza al Tribunale di Sorveglianza per modifica della detenzione domiciliare in altro loco (cfr. Trib. Napoli, XIV Sez. Civ., 30 marzo 2018).